ALL WOMEN MAGAZINE ...è tornata!

Dall’Africa i versi delle poetesse, graffianti e carichi di cambiamenti

Poesia come forma di protesta, poesia come arma di cambiamento, poesia come impegno civile. Ecco, questo è AfroWomenPoetry. Progetto nato con l’intenzione di ascoltare la parola delle donne africane e di far ascoltare questa parola a molti, molti altri. L’Africa sub-sahariana ha bisogno di una decostruzione narrativa, di farsi spazio tra la maglie strette dei cliché e di storie inesatte, incomplete, a volte sbagliate. E lo sta facendo da sé, attraverso i suoi scrittori, artisti, accademici, attivisti. Lo sta facendo anche con la poesia, con lo slam, con lo spoken word. Forme in cui la parola si fa madre e racconta. Il progetto è cominciato nel 2015 tra le strade polverose (eravamo in pieno harmattan) del Ghana. È proseguito in Togo, Costa d’Avorio, Uganda, Sudan, Tanzania. E adesso si sta muovendo in altri Paesi di questo continente che è stanco di stare ai margini della Storia e sentirsi piegato e modellato a piacimento dal resto del mondo. È grazie alle sue forze, quelle degli schiavi, e alle sue risorse, quelle del sottosuolo e poi persino dei fondali marini (pensiamo ai tanti giacimenti di petrolio off-shore) che l’Europa e l’America hanno costruito il loro sviluppo, questo benessere che non è quindi solo frutto dell’ingegno dell’uomo occidentale. Perché dunque è importante ascoltare le donne, ascoltare la parola che si fa verso? All’inizio era solo un’intuizione, ora quell’istinto ci sta dando ragione, anzi ci sta offrendo più che una conferma. Stiamo scoprendo, infatti, un universo femminile che sta cambiando e che vuole cambiare l’Africa. Non come vorrebbero i programmi di sviluppo delle varie Banche Mondiali o Fondi Monetari Internazionali, non come auspicano volontari e ONG, non come cercano di fare multinazionali o aziende che stanno stravolgendo la faccia dell’Africa in accordo con leader compiacenti e spesso corrotti. Le donne che stiamo incontrando stanno portando un mutamento nella società – ognuna nel proprio ambiente, ognuna con la propria specifica personalità. Lo fanno senza urlare, ma con un’arma potente che nessuno può togliere loro. Nemmeno deridendole, nemmeno ignorandole, nemmeno imprigionandole (è successo a una poetessa ugandese, Stella Nyanzi, che alla fine è diventata orgoglio e ispirazione per tante altre donne). Queste donne, dicevo, usano la parola come un’arma sì, ma facendo della parola anche speranza di cambiamento. Raccontano di violenze domestiche, di stupri, di traumi, di regole patriarcali ma anche di orgoglio femminile, di consapevolezza, di amori “diversi”. Alcune delle artiste incontrate sono già affermate, viaggiano all’estero, vincono premi, calcano scene. Altre fanno parte di quella che definisco “poesia della periferia”, riguarda quelle donne per cui lo scrivere è un impulso del cuore che rimane circoscritto in un ambito personale. O che ancora non hanno trovato la strada per farsi notare. Una cosa le accomuna: nessuna di loro è compiacente. Nessuna di loro scrive con lo scopo di farsi “accettare” – né dai lettori, né nelle competizioni letterarie, né dalle case editrici. Al contrario. Il più delle volte non c’è aderenza a stili, non c’è tentativo di imitare. E forse potremmo dire “non c’è scuola”. Una scuola poetica comune, intendo. Anche se, per esempio, esistono collettivi, incontri in cui si “impara” a rappare la parola e in cui si esercita lo slam. Ma ciò che prevale è l’assoluta libertà. La ricerca di indipendenza, di pensiero libero, di decolonizzazione della mente sta passando proprio da lì, dalle poetesse africane contemporanee.

Ne abbiamo incontrate 57 finora – tra “star” e “poete di periferia” – e abbiamo video registrato 173 opere in versi. Sul nostro sito trovate le video registrazioni, gli audio, i testi in originale (inglese e francese, ci auguriamo presto di aggiungere la lingua portoghese) e nella traduzione in italiano. E poi, sempre in video, ognuna di loro si presenta brevemente al pubblico. C’è anche una sezione dedicata alle interviste. Approfondimenti di percorsi artistici e di vita di scrittici e poete in ogni parte del Continente o che oggi fanno parte della diaspora africana sparsa nel mondo.  Ma per tentare di entrare nella loro “intimità poetica” bisogna incontrarle, sedersi a bere qualcosa insieme a loro, scambiarsi opinioni serie o battute scherzose. Questo è il motivo per cui ci siamo messi in viaggio. Questo è il motivo per cui speriamo, un giorno, di poterci permettere (finanziariamente intendo) di organizzare un happening in cui loro possano esibirsi davanti a voi. Sarebbe una grande emozione, come per me lo è sempre conoscerle, ve lo assicuro.

Il progetto AfroWomenPoetry è sostenuto da Voci Globali, testata giornalistica online che da dieci anni si occupa di Africa, diritti umani, giustizia sociale e ambientale.

Antonella Sinopoli ( giornalista, fondatrice del progetto AfroWomenPoetry)

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